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30-08-2015
Sardegna: PSR 2014-2020, via libera da Bruxelles. Un miliardo e 300 milioni.
Il Programma di sviluppo rurale 2014-2020 della Regione Sardegna ha ottenuto il via libera ufficiale di Bruxelles. Gli imprenditori agricoli avranno a disposizione uno strumento di programmazione che libera importanti risorse finanziarie grazie alle quali si potranno migliorare le produzioni e accrescere la competitività delle imprese sui mercati; il PSR Sardegna ha ricevuto pieno apprezzamento da parte dei tecnici europei, con i quali è stato necessario confrontarsi per un intero anno condividere un progetto in piena sintonia con le direttive della UE in materia di sviluppo e innovazione agricola. E` stata migliorata e integrata la prima bozza presentata il 22 luglio dello scorso anno all’Ue attraverso un lavoro costante e puntuale, portato avanti con particolare professionalità dagli uffici dell`Assessorato Agricoltura.
Un impegno finanziario che prevede un fondo di oltre un miliardo e 308 milioni di euro, rispetto al quale l`Unione europea parteciperà allo stanziamento con il 48% delle risorse, pari a 628 milioni e 35 mila euro di fondi Feasr (Fondo agricolo europeo per lo sviluppo rurale), lo Stato con il 36,4%, pari a 476 milioni e 259.875 euro, la Regione Sardegna con il 15,6%, pari a 204 milioni e 111.375 euro.
Il PSR agirà seguendo le priorità costruite all’interno delle linee guida promosse dalla Commissione europea e adattate alle realtà agricole isolane. La prima priorità promuove il trasferimento di conoscenze e l’innovazione nel settore agricolo, forestale e nelle zone rurali; la seconda punta a potenziare la redditività delle aziende e la competitività dell’agricoltura in tutte le sue forme, favorendo lo sviluppo di tecnologie innovative per le aziende e la gestione sostenibile delle foreste; la terza priorità si indirizza sull’organizzazione della filiera alimentare, comprese la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti agricoli, il benessere animale e la gestione dei rischi nel settore agricolo; un quarto punto interviene sulla preservazione, il ripristino e la valorizzazione degli ecosistemi connessi all’agricoltura e alla silvicoltura; ci sono poi gli incentivi sull’uso efficiente delle risorse e il passaggio a un’economia a basse emissioni di carbonio e resiliente al clima nel settore agroalimentare e forestale; ultima priorità, ma non per ordine di importanza, riguarda l’impegno per favorire l’inclusione sociale, la riduzione delle povertà e lo sviluppo economico nelle zone rurali dell’isola.
L’anima del nuovo PSR. L`eccellenza dell`agroalimentare sardo, legata indissolubilmente alla qualità ambientale, che trasferisce valore all`identità del prodotto favorendone l`impatto sui mercati, è il punto di forza che anima il nuovo Programma di Sviluppo Rurale. Un modo nuovo di approcciarsi ai mercati internazionali, dove milioni di consumatori sono disposti a spendere per avere una qualità certificata dei cibi. La misura del benessere animale, ad esempio, nata per integrare le economie delle aziende ovine, si è visto che dopo un decennio ha migliorato notevolmente la qualità degli allevamenti; per questo motivo, nel nuovo PSR, si prevede di allargarla anche al comparto bovino e suino.
Linee guida flessibili. Le precedenti programmazioni (in particolare il PSR 2007-2013) sono state dei monoliti su cui, nel corso degli anni, si è intervenuto ben poco per apportare modifiche che invece erano indispensabili. Questa volta si parla di un Programma flessibile, snello, di facile comprensione per gli imprenditori che dovranno beneficiare dei bandi e, soprattutto, finalizzato allo stare al passo con i tempi e con le esigenze di chi lavora in campagna: è necessario capire come intervenire per modificare i bandi che possono andar bene oggi ed essere magari desueti fra due anni. Il personale delle agenzie regionali agricole farà da cerniera fra le strutture dell’assessorato e il mondo esterno, rafforzando la propria presenza fra agricoltori e pastori e analizzando i risultati degli interventi messi in essere con i vari bandi.
Una regione con tante agricolture. In passato si è sempre pensato che bastasse una sola ricetta per intervenire bene sul comparto; la Sardegna è invece un continente agricolo con storie e tradizioni molto diverse dal nord al sud, dalle pianure alle colline, dai campi serviti dalle irrigazioni a quelli in asciutto. Non si può ragionare allo stesso modo per il Campidano, la Gallura, il Sulcis o la Barbagia, e non si deve fare più l’errore di pensare che agricoltori e pastori della regione abbiano le stesse esigenze. Creare ricette specifiche per territori è, al contrario, il nuovo modo di disegnare gli interventi per un’agricoltura del futuro, con un nuovo rapporto da instaurare fra i palazzi della Regione e il mondo delle campagne. Una rivoluzione di metodo già ai nastri di partenza dai prossimi mesi con la pubblicazione dei primi bandi che, in via sperimentale, saranno gestiti a sportello, eliminando così tempi di attesa biblici fra la presentazione delle domande, i via libera degli uffici competenti, le graduatorie e l’erogazione dei contributi.
Ricambio generazionale e aggregazione. La Regione Sardegna favorirà inoltre il ricambio generazionale nelle aziende, sostenendo i giovani sotto i 40 anni che intendono insediarsi in agricoltura a titolo di conduttori dell’impresa stessa. Sono 50 i milioni di euro stanziati fino al 2020 e saranno elargiti sulla base di due tipologie di progetti. La prima tipologia prevede che il giovane presenti un business plan con una serie di obiettivi e di investimenti da raggiungere ed effettuare entro i cinque anni dall’insediamento: 35mila euro saranno quindi finanziati subito e altri 15mila al completamento del progetto. Nella seconda tipologia, che non è condizionata dalla presentazione di un piano d`investimenti, saranno finanziati solo i 35mila euro. Anche l’aggregazione fra produttori e trasformatori sarà fortemente sostenuta dal PSR. “Per consolidarsi nei mercati classici, o ancor meglio aprire nuove spazi in quelli emergenti – spiega l`Assessore Elisabetta Falchi – è necessario consorziarsi, unire le nostre eccellenze agroalimentari e lavorare sui grandi numeri. Non è pensabile proporsi ai consumatori cinesi o nord americani senza un progetto unitario, dove ognuno viaggia per conto proprio e con quantità di prodotti offerti inadeguate. In questi anni abbiamo imparato la lezione, ora dobbiamo cambiare rotta tutti insieme: politica e imprese agricole”.