27-07-2015
Tecnologie informatiche e robotica trovano nell’agricoltura di precisione un nuovo ambito d’applicazione.
L’agricoltura di precisione è sinonimo di avanzamento tecnologico e gestionale in un comparto per troppo tempo concepito in modo arcaico e statico. Un universo in fermento, la campagna del Terzo Millennio, tutt’altro che bucolico. Ricevitori GPS e sistemi di guida assistita su trattori, seminatrici o trebbiatrici, sono già prassi nelle monocolture intensive del Nord America e consentono di evitare sovrapposizioni di percorso nell’aratura, semina o mietitura e di elaborare in tempo reale mappe delle rese e dell’umidità del suolo. Si riducono i tempi di lavorazione, il consumo di carburante e lo stress dell’operatore. Dal Giappone alla California nuovi apparati aeromobili per la concimazione o la disinfestazione consentono il rilascio variabile delle sostanze in base alle aree di fertilità o ai gradi di contaminazione, limitando l’uso di agenti chimici. A partire dal 2011, oltre il 30% delle attività di spraying con diserbanti e fertilizzanti sulle risaie giapponesi viene effettuato da piccoli serbatoi impiantati su aeromobili a pilotaggio remoto (APR o “droni”) e nella Napa Valley l’applicazione si estende ai vigneti grazie a un progetto di collaborazione tra Yamaha Motor Corporations e University of California. Una delle tecnologie più significative del nostro secolo: gli agro-droni. Il dibattito sull’utilizzo dei droni in agricoltura è quanto mai vivace. In Italia è stato affrontato nella Roma Drone Conference (ottobre 2014-gennaio 2015). Tra gli interventi del convegno è stato presentato Agrodron, un quadricottero di 5,5 kg che, sorvolando le coltivazioni, può trattare fino a 10 ettari di terreno in un’ora, sia per attività di rilevamento che di spargimento concimi o fitofarmaci. I droni “contadini” si affiancano alle macchine agricole tradizionali e sono tra le dieci tecnologie applicate emergenti che più avranno impatto sull’economia del futuro, secondo Mit Technology Review. Reti wireless di sensori ambientali e mappe digitali dei vigneti. Architetture di reti wireless per il monitoraggio ambientale si sperimentano nel settore vitivinicolo australiano, francese, italiano. Avvalendosi di cofinanziamenti europei per lo sviluppo rurale, nelle Langhe piemontesi, sono avviati dal 2009 i progetti ViniVeri e SiGeVi per la gestione automatica del vigneto, promossi da Regione Piemonte con la partnership tecnologica di istituti universitari e società ICT. Stazioni di rilevamento sul campo trasmettono i dati raccolti dai sensori a un centro di elaborazione; i parametri rilevati guidano le decisioni di agronomi ed enologi, attraverso piattaforme informative dotate di interfacce user-friendly o applicazioni per dispositivi mobili. Infine, aerofotogrammetrie, mappe 3d effettuate da satellite e immagini multispettrali ad alta risoluzione riprese dai droni, restituiscono in tempo reale la topografia dei luoghi, la composizione biochimica e fisica dei terreni, gli indici di vigore vegetativo, lo stress idrico delle piantumazioni. I pro e i contro. I contadini non pensano più alle campagne come entità unitarie e omogenee, ma come a siti variabili da analizzare in micro scala, per unità discrete che richiedono interventi mirati. L’uso integrato degli strumenti digitali può generare un vantaggio competitivo in un ambito fortemente penalizzato dall’incertezza climatica e dal rischio ambientale ed è finalmente possibile capitalizzare le esperienze annuali ed elaborare stime predittive. Pochi imprenditori agricoli dispongono però delle competenze e risorse necessarie per gestire cambiamenti così dirompenti: i costi dei nuovi dispositivi high tech possono ammortizzarsi su ampie estensioni o monocolture, mentre gravano pesantemente su piccoli coltivatori che lavorano in proprietà frammentate e colture di nicchia. Il tema socialmente più critico rimane il binomio automazione-occupazione: come già la meccanizzazione a inizio Novecento, anche l’automazione può contribuire a ridurre il numero di addetti nel settore. La vera sfida culturale è quindi che formazione, ricerca e sperimentazione viaggino veloci quanto la tecnologia e che alla scomparsa progressiva di manodopera non qualificata si affianchino opportunità nuove per figure professionali più creative. Da: magazine.expo2015.org