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06-07-2015
MIPAAF: STRUMENTI FINANZIARI NELLO SVILUPPO RURALE 2014-2020 - VALUTAZIONE EX ANTE NAZIONALE (estratto) Elementi strutturali di criticità nell’accesso al credito delle imprese agricole.
Il settore agricolo si caratterizza in Italia per la grande preponderanza di micro e piccole
imprese, per le quali l’obbligo di tenere la contabilità formale è particolarmente ridotto. Gli
adempimenti dal punto di vista della tenuta libri non sono particolarmente stringenti e spesso,
il patrimonio dell’impresa non è distinguibile da quello dell’imprenditore.
Per questi motivi, circa il 95 per cento delle imprese agricole non dispone di una
documentazione formale che ne attesti le capacità reddituali e la situazione finanziaria. Ciò
rende strutturalmente difficile l’accesso al credito delle imprese del settore, per effetto di un
evidente fenomeno di asimmetria informativa.
L’accesso al credito delle imprese agricole è stato favorito, fino al 1993, dalla legislazione
bancaria, che prevedeva sezioni speciali per il credito agrario all’interno degli istituti di credito,
creando nelle banche spesso dei settori chiusi che – pur conoscendo tutto dell’agricoltura – (1)
non trasferivano questa conoscenza al resto della banca; (2) non recepivano le evoluzioni, in
termine di tecniche di affidamento e di valutazione del rischio, che nel frattempo maturavano
nel settore bancario.
Dal 1994, in seguito alla riforma bancaria e alla scelta legislativa del modello di “banca
universale”, e al ricambio del personale, che ha progressivamente esaurito le risorse umane
specializzate sulla tematica, il settore agricolo si è trovato di fronte delle banche sempre meno
capaci di valutare correttamente le proprie richieste di finanziamento.
A questi elementi si aggiunge, negli anni duemila, la nuova normativa di vigilanza, che
recependo gli accordi sul capitale prudenziale (Basilea 2), ha strettamente connesso il costo dei
finanziamenti al rischio percepito dal finanziatore, rafforzando come mai prima i modelli di
rating come strumenti di misurazione del rischio.
I modelli di rating poggiano essenzialmente sulla predizione statistica dei default basandosi sui
dati quantitativi che scaturiscono dai bilanci delle imprese osservate, esasperando il problema
di asimmetria informativa illustrato in precedenza.
Parallelamente, i vincoli comunitari in materia di aiuti di Stato alle imprese, e la progressiva
restrizione delle politiche di bilancio nazionali, hanno prosciugato il tradizionale canale
privilegiato di accesso al credito per le imprese agricole, costituito dal credito agevolato.
L’impresa agricola è stata dunque spinta sempre più ad attingere ai normali canali del credito
bancario, più oneroso e soggetto a criteri di valutazione più severi e standardizzati.
Date queste premesse, in sede di valutazione nazionale delle condizioni di accesso al credito
per le imprese agricole, è sembrato opportuno interrogarsi su quanti operatori del settore
primario sono soliti ricorrere al credito bancario per finanziare la propria attività di impresa, e
se esistano rilevanti differenze rispetto ad altri settori produttivi.
A tale scopo, è stata definita una proxy della quota di imprese agricole avente almeno una
linea di finanziamento bancario in essere. Tale indicatore è stato calcolato ponendo al
numeratore il numero dei clienti solventi, soggetti in bonis, afferenti al settore primario (fonte
Banca d’Italia) e al denominatore il numero complessivo di imprese agricole iscritte alla camera
di commercio (fonte Movimprese) alla medesima data. Tale algoritmo è stato elaborato, non
solo per il settore agricolo, ma anche per gli altri settori del sistema economico, nonché per il
sistema economico nel suo complesso. I risultati dimostrano
che, nel 2014, nel settore primario, il 13% delle imprese è ricorso al credito bancario, quota
molto più bassa del dato medio complessivo (21%), seppure in linea con la quota degli anni
precedenti. Negli altri settori, di converso, l’incidenza delle imprese con una linea di
finanziamento accesa si è rivelata mediamente sempre più elevata che in agricoltura, ma
sempre decrescente dal 2012 in poi.
Tali numeri confermano che il numero di imprese agricole che finanziano la propria attività
ricorrendo al credito bancario, è decisamente inferiore a quello di quasi tutti gli altri settori
produttivi. Questo dato sembra confermare l’esistenza di alcune difficoltà di carattere
strutturale nell’accesso al credito per il settore agricolo.
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Le difficoltà emergono quando viene
analizzata l’evoluzione dei prestiti di medio e lungo termine (crediti in bonis, di durata
superiore ai dodici mesi). In questo caso, le consistenze bancarie destinate al settore primario,
nella seconda metà del 2011, hanno mostrato un rallentamento della crescita; e a partire dal
2012, tale crescita è divenuta addirittura negativa. Le ragioni dell’erosione progressiva di
questa voce dei prestiti bancari, tra il 2012 e il 2014, vanno individuate nella contrazione
dell’offerta da parte delle banche, ma probabilmente anche nella minore domanda di credito
da parte delle imprese agricole che nel triennio di riferimento, in ragione della concomitanza
con la chiusura del settennio di programmazione 2007-2013 e della fase di coda dei bandi
regionali per l’accesso alle misure dei programmi di sviluppo rurale, hanno ridotto la loro
propensione a realizzare investimenti aziendali.
Più da vicino, l’analisi per destinazione del finanziamento evidenzia che a partire dal 2012 le
richieste per la costruzione di fabbricati rurali e per l’acquisto di immobili rurali sono state in
generale più penalizzate di quelle volte all’acquisto di macchine, attrezzature e mezzi di
trasporto.
........................ Nel settore agricolo dunque, la crisi finanziaria si è manifestata in modo diverso rispetto alla
generalità dei settori produttivi, mostrando una sostanziale tenuta degli impieghi complessivi,
ma allo stesso tempo una profonda ricomposizione degli stessi, con una drastica riduzione dei
finanziamenti a favore degli investimenti del settore e un aumento verosimile delle operazioni
a sostegno del capitale di esercizio.
Nonostante il coinvolgimento del settore primario nel fenomeno del credit crunch, è doveroso
evidenziare come la clientela bancaria agricola abbia nel frattempo mantenuto un profilo
qualitativo decisamente migliore di quello rilevato negli altri settori del sistema economico
nazionale. Come dimostrato dalle informazioni sui finanziamenti deteriorati (sofferenze e tasso
di decadimento), tra gli inizi del 2011 e la fine del 2014, nel comparto del credito destinato alle
imprese agricole l’incidenza delle sofferenze è passata dal 6,7% all’11,8%, mentre nell’intero
sistema economico è passata dal 6,2% al 15,3%; allo stesso tempo, il tasso di decadimento in
agricoltura è passato dallo 0,32% allo 0,54%, rimanendo sempre ad un livello di molto inferiore
a quello medio complessivo, cresciuto nello stesso lasso di tempo dallo 0,55% allo 0,98%.
.......... A detta delle imprese che hanno riscontrato un peggioramento delle condizioni nel 2014
rispetto al 2013, gli elementi che hanno reso più difficile accedere al credito bancario vanno
individuati nell’onerosità delle garanzie richieste, negli elevati tassi di interesse e nei lunghi
tempi di istruttoria. D’altronde, chi si è espresso per un più agevole accesso al credito ha
indicato questi stessi elementi (garanzie, tassi e burocrazia) come fattori di miglioramento.
Questa discrasia nei giudizi presumibilmente riflette le diverse tipologie di prodotto finanziario
offerte dalle banche alla clientela, in base alle molteplici esigenze di finanziamento della
stessa.