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09-06-2015
Nanotecologie. Una app per la carta di identità dei vigneti.
Si chiama Plinio2.0 e permette di identificare le varietà di vite su smartphone e tablet. La nuova tecnologia, messa a punto dal Cra Viticoltura, è basata su dispositivi intelligenti per lo scambio di dati.
L`app è stata messa a punto dal Consiglio per la ricerca in agricoltura e l`analisi dell`economia agraria (Cra), e prende nome dal grande studioso romano che, quasi 2000 anni fa, era riuscito a classificare decine di vitigni. L`innovativa piattaforma informatica, sperimentata per ora solo sul vigneto dell`Unità di Ricerca per la Viticoltura (Cra-Vic), si basa su tecnologie di ultima generazione per la valorizzazione di una vasta collezione di germoplasma viticolo.
Il software, come spiega il direttore del Centro, Paolo Storchi, permette di ottenere direttamente in campo, sul proprio tablet o smartphone, tutte le notizie sulle varietà delle differenti specie attraverso dei cartellini elettronici che contengono un microprocessore inserito nella pianta. ``E` la tecnologia Nfc (Near Field Communication) a consentire la connessione tramite Umts o wi-fi - spiega Storchi - dando vita così ad una comunicazione bidimensionale tra dispositivi elettronici; ed è questo a rendere visibile in tempo reale le varie schede con tutte le informazioni ampelografiche, genetiche, agronomiche e tecnologiche di ogni singola varietà presente nel vigneto``.
Un dispositivo che torna molto utile al viticoltore il quale, attraverso i propri dispositivi portatili, ha la possibilità di identificare le varietà direttamente in campo: un vero e proprio museo all`aperto a portata di click. L`impiego della tecnologia Nfc, spiegano dall`Unità di Arezzo, è uno strumento rapido e sicuro per gestire e valorizzare, attraverso la piattaforma web, la mole di dati che normalmente contraddistingue una collezione di germoplasma. ``Abbiamo realizzato delle isocards Nfc, vale a dire dispositivi intelligenti per lo scambio di dati - tiene a precisare il ricercatore - specificamente predisposte con codici a barre bidimensionali, Qr code e Quick Response code. Proprio l`integrazione di queste due tecnologie ha permesso di garantire una maggiore compatibilità della piattaforma digitale con i vari dispositivi elettronici oggi in commercio``.
L`architettura informatica alla base di questa ricerca, è un modo nuovo per studiare e valorizzare la complessa biodiversità che normalmente contraddistingue un vigneto. Si tratta di un lavoro partito circa 8 anni fa, con il primo prototipo per vigneti realizzato nella fattoria di Nipozzano dei Marchesi de` Frescobaldi . Erano stati inseriti dei microchip a radiofrequenza nelle giovani barbatelle poste a dimora, in grado di garantire un collegamento informatico di ogni entità genetica con la specifica scheda descrittiva. Una tecnologia usata da tempo anche in altri comparti.
``L`impiego di microchips in agricoltura - aggiunge Storchi - è molto utile perché permette di identificare qualsiasi cosa, garantendo un`univoca tracciabilità``. Basti pensare alla tecnologia RfiId (Radio Frequency Identification) impiegata nell`ambito delle ricerche svolte per la protezione degli storici cipressi del viale di Bolgheri affetti da cancro corticale, indotto dal fungo Seridium cardinale Wag; grazie all`utilizzo di microchips a radiofrequenza è stato possibile identificare ogni singolo albero oggetto della sperimentazione, avviando così, una ricerca finalizzata alla selezione di genotipi più resistenti al patogeno.
Altro esempio ricordato dal Cra è in Basilicata, dove è stato messo a punto un sistema informatizzato di tracciabilità di cultivar di agrumi nella filiera vivaistica, utilizzando braccialetti elettronici e chips di vetro inseriti sotto corteccia; un sistema che ha consentito di abbinare alla pianta un codice identificativo univoco riferito a specifiche schede tecniche.
Di Sabina Licci.