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13-04-2015
Uve autoctone di Sardegna: il riscatto per le `cenerentole` del vino.
CAGLIARI - Monica Bianca, Pansale, Lacconargiu, Licronaxiu. Ancora, Bovali mannu, Niedda manna, Girò, Nieddu polchinu: vitigni autoctoni minori, ricco patrimonio di biodiversità che ha pochi eguali al mondo, ma è poco valorizzato. Ora arrivano i primi risultati di un progetto triennale di ricerca che sta rivalutando queste e altre uve destinate altrimenti a diventare solo rami secchi da eliminare.
`Akinas, Anticas Kastas de Ide pro Novas Arratzas de inu de Sardinna` (Antiche varietà autoctone di vite per ottenere nuove tipologie di vino in Sardegna), ideato da Agris Sardegna, coinvolge il dipartimento di Biotecnologia e Bioscienze dell`Università Bicocca di Milano e il centro di Ricerca per l`Enologia Cra-Eno di Asti. Nei giorni scorsi A Villasor sono stati illustrati i primi risultati. Oltre a salvare dall`oblio un patrimonio tanto vasto, i primi prototipi di vino hanno svelato delicate e intense gamme di profumi e sentori in grado di dare quel tocco di pregio in più ai vari Cannonau, Vermentino, Carignano.
Molto particolari alcune note olfattive dei vini ottenuti: effluvi di miele, acacia, agrumi, ciliegia, ma anche banana e frutti tropicali. Sapori nuovi uniti a quelli tradizionali ottenuti grazie a sconosciuti vitigni autoctoni, varietà di uve minori date per scomparse o di cui non si conosceva l`esistenza.
Qualche esempio? `Il Nigheddu presorju - spiega Gianni Lovicu, ricercatore dell`Agris e coordinatore scientifico del progetto - potrebbe dare colore a certi vini un pò smunti, la Mora bianca apportare sentori fruttati, tipicamente tropicali e floreali ai vini bianchi. C`è poi la Barriadorgia, varietà coltivata nel Goceano: ad Ozieri, dove la chiamano Alvarega, dà un eccellente vino bianco che comitati locali hanno cominciato a commercializzare. Con queste varietà riscoperte - sottolinea l`esperto - non è più necessario andare a ricercare uve internazionali per dare personalità alle nostre produzioni.
Conoscere la biodiversità viticola sarda sta diventando un imperativo che molti produttori stanno sposando con entusiasmo`.
`Noi - rileva Lovicu - stiamo lavorando per caratterizzarla geneticamente e chimicamente, evitando che possa essere oggetto di pirateria genetica, e poi ottenerne dei vini, veri e propri prototipi, che possano suggerire idee e prodotti alle aziende sarde`. Al momento sono stati censiti circa 150 vitigni. Tanti altri sono ancora allo studio. `La biodiversità è una risorsa economica concreta per l`Isola - prosegue l`agronomo - pensare di avere numerosi vitigni autoctoni e non utilizzarli è come far rombare il motore di una Ferrari, senza farla correre`. (ANSA) Maria Grazia Marilotti.