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13-02-2015
Il futuro dell`agricoltura è nei droni?
Economici, veloci, precisi: è la rivoluzione degli aeromobili a pilotaggio remoto. Se ne è parlato a Roma il 28 gennaio 2015, al convegno `Nuove soluzioni tecnologiche per monitoraggio e interventi di precisione nelle coltivazioni`. Non è ancora giunto il momento in cui i nostri campi possano essere curati da tanti robotini che svolazzano, operosi come api, facendo tutto il necessario per portare sulla nostra tavola i frutti della terra. Non è giunto, ma forse non è neanche troppo lontano, almeno stando a quanto visto e detto recentemente durante il convegno, dove il concetto di “innovazione tecnologica” in agricoltura si è arricchito di una soluzione fino a poco tempo fa conosciuta solo per i suoi usi bellici: i droni.
Gli usi agricoli per gli Apr (Aeromobili a pilotaggio remoto), comunemente detti droni, sono svariati: dal monitoraggio delle coltivazioni agli interventi di precisione su particolari aree o, addirittura, su singole piante. Il loro successo sarà quasi certamente legato a costi e tempi operativi, incomparabilmente più bassi rispetto a quelli delle macchine tradizionali. Il loro utilizzo nel settore primario, peraltro, non è una novità assoluta, considerando che in Giappone già oggi operano 200 apparecchi per le attività di “spraying” sulle risaie.
“Se c’è un settore in cui i droni stanno passando rapidamente dalla fase di sviluppo tecnologico a quella applicativa e commerciale è proprio il ‘precision farming’, la cosiddetta agricoltura di precisione”, ha dichiarato il presidente di Roma Drone Conference, Luciano Castro.
“Questo specifico settore, infatti, si sta rivelando di grande interesse in Italia, sia per l’importanza del comparto agricolo nell’economia del nostro Paese che per la relativa semplicità dell’utilizzo dei droni soprattutto in aree agricole considerate non critiche, perché disabitate e prive di infrastrutture”.
L’impiego massiccio dei droni potrebbe rappresentare, per il settore primario, una vera e propria rivoluzione che non investirà solo gli aspetti produttivi, ma anche quelli amministrativi e strutturali, introducendo sul palcoscenico dell’agricoltura soggetti del tutto nuovi, quali l’Ente nazionale per l’aviazione civile (Enac) e l`Agenzia nazionale per la sicurezza del volo (Ansv), e costringendone altri, come ad esempio le società assicurative, ad adeguarsi a questa nuova tecnologia.
La conferenza di Roma è stata anche l’occasione per presentare Agrodron, il primo drone-contadino ideato in Italia da due aziende specializzate: la Italdron di Ravenna, che ha fornito il drone, e la Adron Technology di Udine, che ha realizzato il carico utile per le applicazioni in agricoltura. Agrodron può essere utilizzato nella lotta biologica ai parassiti, ad esempio per spargere sui campi di mais delle piccole capsule di cellulosa contenenti le uova di Trichogramma Brassicae, insetto antagonista naturale della piralide del mais.
Il sistema Agrodron utilizza una piattaforma derivata dal quadricottero di Italdron Highone HSE, un drone radiocomandato dotato anche di autopilota e gps, con un peso massimo al decollo di circa 5,5 kg e un’autonomia di oltre 18 minuti di volo per ogni pacco di batterie. Questo drone trasporta un kit-spargitore, cioè uno speciale contenitore progettato da Adron Technology, capace di scaricare automaticamente in volo le capsule o altri prodotti per l’agricoltura. In alternativa, il drone può portare attrezzature di rilevamento, in grado di offrire mappature e monitoraggi di assoluta precisione.
Stando ai costruttori, l’utilizzo di Agrodron consentirà di sostituire l’uso dei trattori per diversi trattamenti, riducendo a zero il danno alle colture e l’impatto ambientale, oltre ad aumentare sensibilmente la velocità e la precisione di applicazione. Di certo non ci si dovrà più preoccupare per i danni da compressione e costipamento del suolo.