06-01-2015
2015, l`anno dell’Expo: `Nutrire il pianeta. Energia per la vita”
L’Expo 2015 è una vetrina straordinaria, ma c’è anche il pericolo che si affermi un’immagine distorta dell’agricoltura. Tre sono i rischi. Il primo: che prevalga un’immagine indifferenziata dell’agricoltura alla quale contribuiscono le politiche stesse quando, come con i pagamenti diretti, mirano in prospettiva ad una distribuzione del sostegno uguale e indistinto a tutte le latitudini dell’UE. È invece evidente che dovremmo parlare di tante agricolture, evitando una visione appiattita alimentata anche della nostra ignoranza. L’agricoltura in questi anni è profondamente cambiata sia in Italia che in Europa e nel mondo. E cambierà ancora di fronte alle rivoluzioni tecnologiche, demografiche ed economiche alle quali assistiamo. Comprendere questa diversità è una sfida alla quale la ricerca deve dare risposte e la politica deve prenderne atto. Il secondo rischio: che si affermi una preoccupante visione nostalgica dell’agricoltura; il termine contadinizzazione viene infatti spesso usato per evocare un richiamo (o un desiderio di ritorno) alla tradizione e alla naturalità. Partiamo dall’etimologia: contadino viene da conte, come contea e contado e rievoca il dominio storico del proprietario della terra sugli uomini e sulle donne che la lavorano. Contadini, nel senso etimologico del termine, purtroppo ce ne sono ancora tanti nel terzo mondo. Sono anche portatori di valori, ma vivono e lavorano in condizioni economiche e sociali da superare. Meglio parlare di agricoltori. Termine che si coniuga con tanti attributi. Avremo agricoltori imprenditori, agricoltori della domenica, autoconsumatori, piccoli agricoltori, giovani agricoltori, agricoltori part-time, ecc. Salviamo i valori dei contadini, ma non dimentichiamo la loro sofferenza. Il terzo rischio: l’isolamento dell’agricoltura. Questo è frutto di un approccio settoriale di contrapposizione nei confronti degli altri settori e della storica divisione, anche fisica, tra un mondo rurale esclusivamente agricolo e tutto quanto è spiccatamente urbano. Le organizzazioni agricole hanno fatto leva in passato su questa divisione, catalizzando l’enorme peso elettorale delle campagne. La Pac, in fin dei conti, è figlia di questa spinta. Oggi la forza dell’agricoltura non sta più nel numero di agricoltori, ma nei legami sistemici tra agricoltura, agro-alimentare, sviluppo rurale, ambiente, territorio, paesaggio, alimentazione, cultura, salute; nella convergenza di interessi, e quindi nell’alleanza degli agricoltori con i cittadini e i consumatori. di Franco Sotte, Università Politecnica delle Marche (UNIVPM), Dipartimento di Scienze Economiche e Sociali.